Le referenze bibliografiche relative al sistema linfatico hanno inizio fin nell'Antichità: la scuola di medicina di Ippocrate, nel quarto secolo a.C.
Le referenze bibliografiche relative al sistema linfatico hanno inizio fin nell'Antichità: la scuola di medicina di Ippocrate, nel quarto secolo a.C., già menzionava l'esistenza formazioni anatomiche non contenenti sangue ma un liquido incolore chiamato “sanies” il cosiddetto “sangue bianco”.
Il termine Lympha ha dalla Ninfa greca dea dell’acqua chiara; non è infatti raro trovare la traduzione latina della ninfa greca divenire Lympha in latino; la linfa, dunque liquido vitale, è praticamente incolore.
Per avere studi più approfonditi sull'argomento si deve giungere al XVIl secolo quando lo scienziato Gaspare Aselli (1581-1626) a Milano riscopre l'esistenza dei vasi linfatici, sezionando il mesentere di un cane, e denominandoli “venae lacteae”, cioà vene bianche come il latte anziché rosse e Jean Pecquet (1622-1674) a Montpellier isola, sempre in un cane, la “cisterna del chilo” (il chilo è un fluido lattiginoso formato dagli alimenti parzialmente digeriti dall'intestino tenue). Fu l’anatomista danese Thomas Bartholin (1655-1738) a descrivere per primo il sistema linfatico umano mentre, nella stessa epoca, Olaus Rudbeck (1630-1702) considera il sistema linfatico come una entità funzionale.
Dovettero passare quasi cento anni prima che Paolo Mascagni, anatomista pisano, approntasse una mappa dei vasi linfatici e pubblicasse il suo trattato più famoso "Vasorun lymphaticorum corporis humani historia et iconographia".
Fu grazie al Prof. Winiwarther (1848-1917) chirurgo viennese, che si gettarono le base di manovre manuali per trattare i disturbi linfatici, basate su tre procedure combinate fra:
massaggio leggero con direzione da prossimale a distale;
applicazione di sistemi di compressione;
sollevamento delle estremità per favorire il riflusso linfatico;
Pur riconducibile ai fondamenti moderni del linfodrenaggio di oggi , purtroppo questa metodica cadde in disuso finché nel secolo scorso il danese Emil Vodder (1896-1986), che studiò biologia, botanica, mineralogia, sociologia, medicina e filosofia presso l’Università di Copenaghen, non approfondì la conoscenza del sistema linfatico.
Fu grazie alla scoperta che fece, insieme alla moglie Estrid, naturopata ed esperta con il marito in massoterapia, che poterono presentare nel 1936 a Parigi, durante il Congresso di Estetica “Salute e Bellezza” la sua tecnica denominata appunto "Drenaggio Linfatico Vodder".
Infatti durante il loro lavoro, come esperti di massoterapia, a Cannes e Juan les Pins trattavano come pazienti degli inglesi che soggiornavano in Costa Azzurra per curare le loro malattie croniche da raffreddamento causate dal clima umido dell’Inghilterra. I coniugi Vodder poterono accertare che tutti i pazienti presentavano noduli linfatici tumefatti in corrispondenza del collo. All’epoca il sistema linfatico era tabù per massaggiatori e medici e Emil Vodder osò rompere il tabù, trattò istintivamente i nodi linfatici infiammati ed ebbe successo.
Fu solo dopo la seconda guerra mondiale che Emil ed Estrid Vodder che, con dimostrazioni, conferenze ed insegnamento, diffusero il loro metodo nei Paesi europei.
L’attività pionieristica di Vodder ha attirato l’attenzione di massaggiatori, esperti in cosmetica e medici, tanto da fondare, nel 1967, la "Società per linfodrenaggio manuale del Dr. Vodder" il cui compito era di trovare fondamenta scientifiche agli effetti del drenaggio linfatico manuale nonché formare in modo ottimale i singoli gruppi professionali.
La società venne integrata, nel 1976, alla società tedesca di Linfologia, quale sezione di "linfodrenaggio terapeutico" e "linfodrenaggio cosmetico-dermatologico” con lo scopo di diffondere il Drenaggio Linfatico Manuale di Vodder nell'ambito della formazione professionale di massaggiatori e esperti di cosmesi, di coordinare l'insegnamento, di seguire il lavoro degli insegnanti, per un aiuto all'essere umano grazie a questo metodo.
Altri nomi di spicco, che non si possono assolutamente dimenticare, nella storia del drenaggio linfatico manuale e del metodo terapeutico detto conservativo degli edemi tessutali, sono Asdonk, Kuhnke e Leduc in Belgio e Foldi in Germania.
Principio fondamentale del drenaggio linfatico manuale è l'accellerazione del processo cicatriziale e contemporaneamente l'asportazione del liquido che causa l’edema e l'estirpazione di eventuali agenti patogeni o comunque di corpi estranei.
Le scuole di pensiero su cui si basa il drenaggio linfatico manuale sono sostanzialmente due mentre i principi sui quali si basano entrambe le scuole sono gli stessi; la differenza principale si sostanzia nel tipo di movimenti usati.
Il primo a studiarne le caratteristiche fu infatti Emil Vodder, ma fu Albert Leduc, docente di riabilitazione motoria presso l'Università di Bruxelles e fondatore del Gruppo Europeo di Linfologia, che ha avuto il merito averne perfezionato la tecnica e di aver studiato, su base sperimentale, l'effetto.
Il metodo scoperto da Vodder prevede una sequenza di manovre che ha, come caratteristica inderogabile, "l’apertura" sul collo di alcuni punti denominati profundus e terminus e corrispondenti ai linfonodi, dotto toracico e la grande vena linfatica, con il conseguente svuotamento.
Per “apertura” si intende una combinazione di movimenti circolari - rotondi o ovali - eseguiti con una pressione di circa 40 gr. e quindi superficiali, che premono la pelle senza strisciarvi sopra. Solo dopo l’apertura si sceglie un distretto corporeo da massaggiare, ad esempio arti inferiori, arti superiori, viso, ecc. poiché il metodo Vodder non viene solitamente applicato su tutto il corpo nella medesima seduta. Va ricordato inoltre che più è molle il tessuto, più sarà leggero il massaggio. Questa particolare tecnica di massaggio costituisce la caratteristica principale del drenaggio linfatico manuale metodo Vodder.
La tecnica di Albert Leduc, definita a Bruxelles nel 1983, si basa su un numero più limitato di manovre, e propone una serie di diversi protocolli di trattamento a dipendenza del disturbo da trattare. Parte integrante della cura è il bendaggio dell'arto edematoso che non deve essere compressivo e deve andare applicato dalla periferia verso il centro.
Leduc sottolinea la necessità di adattare il drenaggio manuale al caso particolare: i principi devono servire solo come filo conduttore. La sola regola da non trasgredire mai è la delicatezza della manovra.
La vastità del campo di applicazione fa del Drenaggio Linfatico Manuale, in breve detto “Linfodrenaggio” una delle metodologie di massaggio più “preziose” impiegate sia in campo medico che estetico. Gli effetti benefici di questa metodologia sono infatti numerosi tanto che, a tutt’oggi, non sono ancora state scoperte e sfruttate tutte le sue potenzialità
Fra gli effetti che si riconoscono al drenaggio linfatico manuale si elencano soprattutto:
Già dopo la prima seduta di linfodrenaggio si prova un beneficio immediato grazie alla riduzione del gonfiore tipico dell'edema, si avverte un immediato senso di leggerezza. Proprio per effetto del drenaggio avvenuto è inoltre facile avvertire, dopo un periodo più o meno breve, lo stimolo di urinare.
Le controindicazioni nel trattamento di drenaggio linfatico manuale si dividono in assolute e relative e necessitano quindi di alcuni accorgimenti o consigli del medico curante.
Le controindicazioni assolute sono per:
Tra le controindicazioni relative troviamo: