Sa pramma pintada

Le palme intrecciate

Vieni a vedere la laboriosa lavorazione nell'intrecciare una palma

Sa pramma pintada

Ogni anno, in occasione della celebrazione liturgica della domenica che precede la Pasqua, vediamo comparire in piazza San Pietro le palme intrecciate.
Le palme intrecciate - "parmureli" in Liguria, "sa pramma pintada" in Sardegna - raccontano di un'antichissima tradizione.

Anche se quelle che vediamo sempre in Vaticano la Domenica delle Palme provengono dal Nord Italia, e in particolare dalla zona di Bordighera e da Sanremo, sede del palmeto più settentrionale d’Europa, questa tradizione è molto viva anche da noi in Sardegna. 

Questa abilità ti incuriosisce

 
Evento di cultura e benessere:

Sabato 23 marzo 2024, alle ore 18.30, ti aspettiamo per la dimostrazione pratica su come fare le palme intrecciate.

 

Un po' di storia

Ma la tradizione dell’intreccio è antica e frequente nel sud Italia. Il particolare è molto sentita in Sardegna dove “sa pramma pintada”, la palma intrecciata, che ha origine comune con l’oggettistica sacra che nasceva dal lavoro dei conventi medievali, ha trovato impulso in epoca di Controriforma come scrive l’etnologa Maria Nevina Dore che al tema ha dedicato la monografia Sa pramma pintada: la cultura della palma in Sardegna, scritta a quattro mani con Ignazio Orrù nel 2015 (Editrice S’Alvure, Oristano): «Nel 1570 il Messale Romano fissa la “statio” per la domenica delle Palme», scrive in un piccolo saggio pubblicato su Phoenix Project France Italy, «con la concessione di tenere in mano rami di palma e d’ulivo, durante la processione e la S. Messa. Proprio per la processione è nata l’usanza di abbellire le palme “prammas” intrecciandone le foglie. Nasce così la pratica dell’intreccio delle palme per uso religioso che ha lasciato vere  opere d’arte popolare, chiamate “prammas pintadas”.

L’abilità artigianale è tale che dalle foglie escono le forme più varie e complesse anche se le figure più rappresentate hanno a che fare con i riti della Passione e della settimana Santa: il pesce (simbolo di Gesù Salvatore dell’uomo), la Croce, la pigna segno di abbondanza (della grazia) che simboleggia la tunica di Gesù che i soldati tirarono a sorte ai piedi della croce e la spiga che allude al pane spezzato dell’ultima cena.

Come si legge nella scheda intitolata "L’intreccio religioso" del Museo dell’intreccio mediterraneo (Mim) di Castelsardo (Sassari), attorno alla palma si intrecciano credenze popolari che vanno al di là dell’accompagnamento liturgico delle celebrazioni del periodo pasquale: «Nella tradizione sarda inoltre i ramoscelli di palma e di ulivo benedetti acquistano la virtù di difendere la persona e le cose dalle insidie del demonio. Da qui la pratica di porre la palma intrecciata in luogo predestinato della casa; la tradizione di regalare il manufatto intrecciato come buon auspicio di pace o contro mali fisici e interiori e a Santa Giusta il popolare  posizionamento della treccia di palma a protezione dei fassonis (antiche imbarcazioni da pesca costruite con le canne ndr.)».

Non a caso per non violarne la sacralità, dalla Liguria alla Sardegna, in genere si evita che le palme intrecciate in quanto benedette vengano semplicemente gettate: tradizione vuole che siano bruciate. E in alcuni luoghi diventano le Ceneri per l’inizio della Quaresima dell’anno dopo.